Cultura

Leonforte: Presentato il libro “Cinque gialli sul nero” di Domenico Seminerio

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Nel quadro di incontri letterari con gli autori promossi dall’editore Emilio Barbera, dal Liceo Classico e dal Circolo di Compagnia di Leonforte, pubblicato da Euno Edizioni, venerdì 11 marzo appena trascorso, nel salone delle feste del Circolo, è stato presentato il libro Cinque gialli sul nero del calatino Domenico Seminerio, già docente di italiano e autore di quattro romanzi, tre raccolte poetiche e alcuni saggi  di argomento storico e archeologico.

Nel salone delle feste del Circolo, ha dato il benvenuto all’autore, il suo presidente, Salvatore Algozino e ha coordinato i lavori la scrittrice Gabriella Grasso.

Un coinvolgente libro con cui l’autore racconta storie di vita quotidiana dall’ intreccio poliziesco coi morti abbandonati sul nero della basole laviche della bellissima Catania, la città a dire dell’autore, “che conosce meglio, che lo entusiasma e lo rattrista, che conserva ancora i suoi tratti originali che la contraddistinguono come fosse un’isola in mezzo alle altre città siciliane”, una “sintesi perfetta della Sicilia”.

Ce lo descrive efficacemente la prof.ssa Sissi Sardo (vedi risvolto di sinistra di copertina del libro):

”Illuminista e illuminato osservatore della realtà, incantato e disincantato narratore di fatti e misfatti della sua terra, suadente cantore di storie cresciute all’ombra di una Storia mai dentro le righe, Seminerio ci offre con questa raccolta un esempio di come si possa coniugare efficacemente spirito critico e brillante intreccio poliziesco.

In una giornata torrida e inquieta, “la piemontese” prova a capire le ragioni dell’omicidio di un tranquillo e maturo impiegato della Provincia tra i vialetti ombrosi del Giardino Bellini. Tra via Plebiscito e la Scogliera, un picciotto a servizio di un Don si trova suo malgrado a fare lo sbirro. Tra le oscure e viscerali vicende del giallo della Lapa gialla, l’occasione colta al volo da un “bidello per caso”, il falso suicidio di un falso greco, emerge il prismatico volto di Catania.

Proprio «una gran bella città, cui la natura o il buon Dio, per chi ci credeva, era stata prodiga di doni, a cominciare dalla posizione geografica […] Ma i catanesi non si rendevano conto della loro fortuna, della fortuna di essere nati e di vivere in un posto così: si lamentavano, storcevano il naso e la bocca, sognavano, in molti, di scappare…», come dice l’avellinese Ispettore Ferrigno. Una città di «una bellezza che mette sgomento», come dice Mbutu, poliziotto catanese venuto da lontano con un segreto nel cuore. Bellezza e orrori, delitti e giustizia in ossimorico circuito”.

Un’interessante serata di letture di alcuni brani da parte di Emilio Barbera e una riuscita conversazione tra la Grasso e l’autore fatta di brevi domande e risposte che hanno sintetizzato le parti più significative dei cinque racconti, tramite cui è emerso lo “spirito indagatore, filosofico, realistico” del Seminerio e la sua eccellente dote narrativa, che lo colloca, a buon diritto, tra gli scrittori siciliani più letti e apprezzati.

Per Seminerio un buon libro, oltre a divertire ed emozionare, deve insegnare qualcosa.

Ci ha ricordato che nel nostro Paese non ci sono più riferimenti, viene privilegiato l’utile e le regole morali non valgono più per se stesse. Non esiste lo Stato, a suo dire, esistono soltanto le sue incarnazioni, quali il giudice, il carabiniere, il prete, il bidello, una parte del potere, uomini corrotti, corruttibili, che accettano l’offerta della “Coscienza del potere”, ed uomini mortali, che vengono uccisi perché non si fanno addomesticare (Falcone e Borsellino). Nelle illuminanti sue risposte ha attenzionato la disaffezione dei giovani verso la Sicilia, da cui scappano, una terra tra le più belle del mondo, dove non funziona quasi nulla.

Giuseppe Sammartino.

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