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La scuola palestra di formazione continua alla vita civile e culturale

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  Ad un mese dalla riapertura delle scuole gli alunni di tutta Italia hanno senz’altro cominciato a studiare con impegno e profitto per apprendere, grazie alla legge di riforma della scuola n.107 del 13 luglio 2015 (la cosiddetta buona scuola), con docenti di ruolo più numerosi, più giovani e, quindi, maggiormente attenti alle dinamiche della società in continua evoluzione, le conoscenze necessarie per migliorare le loro capacità di base e acquisire le competenze spendibili nella vita in generale e nel mondo del lavoro in particolare.

  Per adeguarsi agli standard europei, le scuole italiane hanno di certo ancora bisogno di cospicui finanziamenti per dotarsi di moderni e sufficienti strumenti tecnologici ed avere operatori competenti e abili nel loro uso al fine di ridurre i ritardi che nel tempo si sono accumulati rispetto alle scuole degli Stati più avanzati e sviluppati d’Europa e del Mondo.

  C’è, peraltro, la preminente necessità che durante le lezioni, nel rispetto dei ruoli, delle leggi e degli organismi che ne regolano il funzionamento, sotto la guida imparziale, attenta e vigile di dirigenti scolastici preparati sulle problematiche della scuola e il controllo periodico degli ispettori ministeriali, i docenti sviluppino i programmi scolastici con puntualità e dedizione e gli studenti si dedichino con diligenza al loro apprendimento in modo da premiare a consuntivo finale i più meritevoli nei rispettivi campi d’applicazione e studio.

  In altri termini, c’è l’urgenza non più indifferibile che la scuola italiana ridiventi palestra di formazione continua alla vita civile e culturale allo scopo di formare cittadini competenti e capaci di realizzare il proprio benessere e quello generale, pienamente rispettosi delle istituzioni pubbliche e private perché educati ai valori universali della vita, quali l’onestà e la legalità, il senso civico e dei diritti umani, la ricerca del bene comune e l’impegno nel sociale, il rispetto della persona e della vita; che ritorni ad essere luogo e laboratorio di formazione degli alunni agli ideali di democrazia, libertà, giustizia sociale, patrimonio indiscusso e non negoziabile, fino a pochi decenni fa, delle famiglie, delle parrocchie e delle comunità religiose, dei partiti e dei sindacati di ogni tipo e popolarità.

  Se questo spirito di servizio sociale e d’impegno collettivo animerà gli operatori scolastici e le istituzioni educative pubbliche e private preposte alla formazione, la scuola italiana farà certamente un salto di qualità e nei prossimi decenni potrà diventare un modello di vita collettiva.

   Soltanto in questo modo l’Italia intera, da Bolzano a Palermo, non soltanto per i suoi beni culturali ma anche per il loro intelligente utilizzo, adeguata promozione e capillare valorizzazione, potrà essere finalmente un Paese moderno all’altezza delle sfide e dei traguardi dei Paesi più evoluti. Giuseppe Sammartino

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