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Il Carnevale e i balli di una volta!

Contraddanza.

   La parola carnevale, che indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale (il Martedi grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima che inizia con il Mercoledi delle ceneri, è una festa che si celebra nei Paesi di tradizione cattolica i cui festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi quali l’uso del mascheramento con balli in piazza e la creazione di carri allegorici più o meno grandi sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui tratti caratteristici, specialmente quelli somatici, vengono sottolineati con satira e ironia.

   Il Carnevale era la festa dell’allegria per eccellenza, un periodo in cui si sovvertiva l’ordine sociale vigente e si scambiavano i ruoli soliti, nascondendo la vecchia identità dietro delle maschere.

   Seppur limitato nel tempo, un periodo dell’anno, il Carnevale, in cui, sia gli uomini sia le donne, sia i grandi e sia i bambini, dimenticavano volutamente le preoccupazioni e gli affanni quotidiani.

   Il Carnevale, che è tutt’ora una delle ricorrenze più diffuse e popolari del mondo, è la festa più pazza e variopinta dell’anno, dove tutto è permesso e dove il gioco, lo scherzo e la finzione diventavano, dalla Domenica di settuagesima (la prima delle nove che precedevano la Settimana santa secondo il calendario gregoriano) a Martedì grasso, una regola.

   Rispetto a quelli d’oggi, ben altra cosa erano il Carnevale e i balli di una volta, specialmente quelli che si svolgevano in casa tra parenti, gli amici e i conoscenti del vicinato.

   Erano momenti, entrambi, di socializzazione, in cui nascevano nuove amicizie, si facevano dichiarazioni d’amore e si stabilivano persino le date di matrimonio.

   Come se fossero delle feste di quartiere, nella loro preparazione erano coinvolti i grandi, i giovani, i bambini.

   I balli carnevaleschi fatti in casa, che si svolgevano nella stanza più grande fatta sgombrare da mobili e con poche sedie agli angoli per far riposare le persone anziane e le donne, erano una scuola di danza, una palestra di vita, in cui coppie di sposi, di fidanzati e di ragazzi desiderosi d’imparare a ballare, ballavano fino a tarda notte al ritmo festoso di polche, mazurche, tanghi e valzer. Alcuni si vestivano in maschera e quelli che entravano alla fine del ballo dovevano toglierla per farsi riconoscere. Con delle regole prestabilite e usanze da rispettare da parte di tutti, frutto di sapienza antica e virtù domestica, la contraddanza, comandata da un esperto capofila, concludeva spesso queste allegre, salutari serate di balli carnevaleschi fatti in casa.

   Regole e controllo ai quei tempi in vigore e presenti anche nei balli di circolo e di piazza.

   Sia nell’uno sia nell’altro caso, infatti, non c’erano sballi, né ubriacature e nemmeno violenze personali o di gruppo. I genitori e le forze dell’ordine, se necessario, vigilavano su tutto, pena l’allontanamento dei trasgressori o l’arresto degli scalmanati o ubriachi violenti.

   Oggi, purtroppo, le serate di balli fatti in casa non sono più ricercate, perché passate di moda.

    Del Carnevale casareccio, sono rimaste solamente le serate di balli nei circoli, dove ancora sono operanti regole e usanze rispettate dai frequentatori per la loro tranquillità e naturale piacere.

    Le serate di ballo oggi di moda, che impazzano durante il Carnevale, sono quelle in piazza o nei locali pubblici, che spesso hanno inizio in orari antelucani e terminano in ore destinate al pranzo,   frequentate, senza distinzione di sesso, da giovani e da ragazzi, che, privi di freno inibitore e del necessario controllo da parte dei genitori, si sballano prima di intrecciare con il vestimento in maschera e il ballo relazioni umane socializzanti.

   Oggi è Carnevale tutto l’anno. Imperversa la movida, un modo molto latino di intendere la vita, caratterizzato da feste continue, musica fuori norma, birra a volontà, che travolge la maggior parte dei giovani senza ne arte né parte, che non hanno e non credono più nel futuro.

   In questo clima apocalittico di stordimento generale dei sensi, i giovani hanno perso la gioia e la spensieratezza che il Carnevale e i balli di una volta apportavano alle menti e ai cuori della gente. Giuseppe Sammartino.

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