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Dalla Svizzera con terrore, di Luca Galante

Galante-Luca

In questi giorni è in corso il World Economic Forum a Davos in Svizzera. Per spiegarlo ai profani. Immaginate di riunire in un paesino di diecimila anime nelle alpi svizzere le duemila persone più ricche e potenti della terra. E non mi riferisco a quelli che vengono eletti, che oggi ci sono e domani non contano niente (sono presenti ma, appunto, non contano niente). Mi riferisco a banchieri, finanzieri, a.d., economisti… Gente, per capirci, che può guadagnare diversi milioni di dollari al giorno. Queste persone si incontrano e discutono, nel loro interesse ovviamente, su dati che vengono loro forniti ed elaborati dall’organizzazione del forum, e sull’esattezza, sull’affidabilità di questi dati non si discute. Non sono chiacchiere politiche per un pubblico televisivo, sono dati sui quali investire, eventualmente, miliardi, sui quali fare una pianificazione a lungo termine. Non si scherza assolutamente.

Ovviamente molti di questi report sono settoriali e riservati e sarebbero arabo per molti non addetti ai lavori, ma di solito all’inizio dei lavori del forum viene presentata una relazione generale e quella di quest’anno è molto interessante per il nostro Paese.

Ne colgo alcuni spunti.

In questa relazione, che è sostanzialmente una classifica dei trenta Paesi dell’OCSE fatta esaminando diversi parametri nell’ottica di uno “sviluppo inclusivo” (in pratica uno sviluppo che ben si armonizzi con la globalizzazione), non ci facciamo una bellissima figura. Su 30 Paesi siamo complessivamente ventisettesimi. Peggio di noi fanno Portogallo e Grecia per i noti problemi e il ricchissimo Singapore che dello “sviluppo inclusivo” non sa che farsene.

Siamo ventinovesimi per le infrastrutture, ventinovesimi in imprenditorialità, ventinovesimi nella partecipazione delle donne al lavoro, ventottesimi per disoccupazione giovanile, ventinovesimi in produttività, ventottesimi per tasso di corruzione e ventottesimi per qualità della scuola.

Voi investireste in Italia?

Poi qualcuno a Palazzo Chigi, amante delle slides, dell’”abbiamo svoltato”, della svolta buona, del “potremmo diventare la sesta potenza industriale del mondo”, del “siamo tornati a correre”, dell’incremento del Pil all’1% , ecc. ecc. si chiedeva come mai gli italiani lo avessero bastonato al referendum. Forse, se davvero non ci arriva, bisognerebbe spiegarglielo… prima o poi.

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