Cronaca

Arrestati dalla Guardia di Finanza quattro pubblici ufficiali per appalti truccati

I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia
cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di 4 pubblici ufficiali del Comune di Anzio,
accusati di corruzione per l’assegnazione di appalti per l’acquisto di beni o per la fornitura di
servizi affidati dall’Ufficio Ambiente del predetto ente locale.
Gli arresti costituiscono l’epilogo di una complessa attività di indagine, convenzionalmente
denominata “Operazione Evergreen”, durata oltre due anni e coordinata dalla Procura della
Repubblica di Velletri, condotta dai militari della Compagnia della Guardia di Finanza di
Nettuno, che ha consentito di scoprire un vero e proprio sodalizio criminale composto
prevalentemente da pubblici ufficiali.

Gli indagati riuscivano a ricavare profitto anche dagli acquisti di beni aventi un importo inferiore
alla soglia comunitaria, stabilita in 40.000 euro, i quali devono avvenire attraverso il Mercato
Elettronico della Pubblica Amministrazione (MePA), un mercato digitale in cui le
Amministrazioni abilitate possono acquistare i beni e servizi offerti da fornitori autorizzati a
presentare i propri cataloghi sul sistema, nato proprio per garantire una maggiore trasparenza
delle attività svolte dagli enti pubblici.
Infatti, avevano creato appositamente un ingegnoso sistema che gli permetteva di eseguire
acquisti da imprenditori compiacenti e ricevere tangenti simulate e veicolate attraverso i canali
bancari.

In particolare, l’ex Assessore alle Politiche Ambientali del Comune di Anzio (in carica fino al
20 ottobre scorso), condizionando il competente dirigente comunale, individuava i beni da
acquistare, scegliendo però, con l’attiva collaborazione di un Consigliere Comunale e di un
funzionario dell’Ufficio Ambiente (entrambi sinora in carica), non solo la tipologia di bene, ma
anche la ditta che doveva eseguire la fornitura e, persino, il modello da acquistare.
Tali scelte, però, come emerso dalle intercettazioni, non erano dovute a una particolare
attenzione per l’interesse della città, ma ad un interesse meramente economico e, soprattutto,
personale.
Infatti, il predetto funzionario dell’Ufficio Ambiente provvedeva preventivamente a contattare
le aziende e a verificare la disponibilità a far ritornare una parte delle somme pagate dal
Comune di Anzio nelle casse dell’organizzazione e, solo successivamente, veniva avviata la
procedura di acquisto, mediante la predisposizione di una apposita determina da parte del
dirigente preposto.

A questo punto era un altro funzionario, addetto all’esecuzione degli acquisti sul MePA, che
eseguiva l’acquisto, indirizzandolo proprio sulla ditta individuata.

Successivamente, il pagamento della tangente, che raggiungeva anche il 20% dell’importo
pagato dal Comune, avveniva su un conto corrente intestato ad una Cooperativa nella
disponibilità degli indagati che, per giustificare il flusso di denaro in entrata, emetteva nei
confronti del fornitore una fattura attestante una “inesistente” intermediazione commerciale.
Con il metodo sopra descritto, i Finanzieri hanno individuato nello specifico due operazioni di
acquisto di arredo urbano, effettuate in soli 4 mesi, entrambe per importi inferiori ai 40.000
euro (soglia comunitaria), che hanno fruttato all’organizzazione oltre 4.000 euro.

Peraltro, accertata l’imminente realizzazione di successive e più ingenti procedure di acquisto,
il Tribunale di Velletri, nel ritenere sussistente il pericolo di reiterazione del reato e di
inquinamento delle prove, ha disposto l’applicazione della misura cautelare degli arresti
domiciliari nei confronti dell’ex Assessore, del Consigliere Comunale, del Dirigente e del
Funzionario coinvolti.
Il Giudice delle Indagini Preliminari ha, infatti, rilevato che dalle investigazioni svolte “emerge
una consolidata professionalità in materia di manipolazione delle gare d’appalto attraverso la
collusione di imprenditori privati”.

Sono indagati anche gli imprenditori titolari delle imprese fornitrici dell’arredo urbano ed i due
responsabili commerciali delle ditte.
Nel corso delle investigazioni è emersa una ulteriore ipotesi di corruzione inerente alla
gestione dell’appalto per la raccolta dei rifiuti urbani di Anzio.
E’ emerso infatti che l’ex Assessore alle Politiche Ambientali, con la collaborazione del
Dirigente dell’Area Operativa Ambiente e Sanità, ha favorito, in più occasioni, la società
GESAM srl di Ardea (RM) che, di contro, garantiva il ritorno di una consistente parte di quanto
erogato dal Comune di Anzio, per oltre 850.000 euro, attraverso il rifornimento del carburante
dei mezzi impiegati nella raccolta, sulla base di un contratto di esclusiva, presso il distributore
di proprietà del politico, nonostante fosse più lontano di altri ed offrisse prezzi meno
vantaggiosi.

Secondo la Procura di Velletri, infatti, è stata scientemente determinata la proroga dell’appalto
dal luglio 2013 al febbraio 2015, nonché l’assegnazione di servizi aggiuntivi in evidente
sproporzione rispetto all’altra azienda in ATI, al fine di garantire il massimo degli introiti all’ex
Assessore mediante il rifornimento dei mezzi.
Inoltre, allo stesso fraudolento scopo, hanno proceduto nel febbraio 2015 all’assegnazione
definitiva del nuovo appalto del servizio di raccolta differenziata, attribuendo all’offerta tecnica
della società un punteggio quasi doppio rispetto a quello attribuito agli altri concorrenti.
Per questi ultimi fatti il Giudice per le Indagini Preliminari non ha accolto la richiesta di
emissione di misure cautelari formulata dal Pubblico Ministero.

Sono in corso numerose perquisizioni volte a verificare la sussistenza di ulteriori reati, in ordine
a vicende emerse nel corso delle indagini, attraverso l’intercettazione ambientale di riunioni
riservate, le quali portano a ritenere possibile la sussistenza di accordi illeciti anche con
esponenti della criminalità locale, in passato indagati per reati di criminalità organizzata.

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