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TARI pagata ingiustamente: arrivano i rimborsi

Attesi i chiarimenti del Tesoro sulle modalità per il corretto calcolo della Tari. Sono molti i Comuni in cui i cittadini hanno pagato la tari, tassa dei rifiuti, con un importo gonfiato del doppio o addirittura del triplo rispetto alla quota dovuta. Il Governo, attraverso il Sottosegretario all’Economia Pier Paolo Beretta, ha confermato l’errore nel calcolo della tassazione, ma non ha ancora fornito dati certi. Nel frattempo i cittadini possono verificare se hanno pagato di più e chiedere il rimborso.

La questione è quella dell’errore commesso dalle amministrazioni comunali derivante dal conteggio sbagliato della quota variabile del tributo e che ha comportato prelievi decisamente superiori al dovuto, anche il doppio in alcuni casi. Le associazioni dei consumatori dal canto loro prevedono già raffiche di cause risarcitorie che potrebbero mandare in rosso i conti, già di per sé non brillanti, di molte amministrazioni locali.

La Tari si paga in base a una quota fissa e una quota variabile:

  • La prima è un valore al metro quadro;
  • la seconda cresce invece in base agli abitanti della casa.

Questa seconda voce serve a rendere la tassa proporzionale alla quantità di rifiuti smaltiti. I rifiuti però si producono in casa, per cui la presenza (o addirittura il numero totale) di pertinenze come la cantina o il garage (che già fa crescere la quota fissa moltiplicata per i metri quadrati) non dovrebbe cambiare la quota variabile.

Un calcolo bollato come illegittimo dal ministero dell’Economia in risposta a un’interrogazione alla Camera dei Movimento 5 Stelle, in molti Comuni chiede tante quote variabili quante sono le pertinenze. Se la casa ha due o più pertinenze, pertanto,  la TARI potrebbe risultare gonfiata in maniera incontrollabile.

Il Codacons si farà promotore di una azione risarcitoria collettiva contro i comuni che hanno riscosso somme illecite: il Codacons chiede che nel giro di due giorni i Comuni pubblichino le modalità corrette di calcolo del tributo ed eventuali errori, l’Unione nazionale che i rimborsi scattino in automatico senza aggravare i contribuenti dell’onere del riconteggio. Una via per restituire il maltolto potrebbe essere la compensazione delle cifre del passato sulle bollette del 2018.

Per sapere se si ha la possibilità di ottenere un rimborso, il consumatore deve esaminare la bolletta e guardare nel dettaglio la composizione della tariffa. Se oltre alla dicitura “Domestica – componenti” seguita dal numero effettivo di chi abita in quella casa, sono presenti altre quote con la dicitura “Domestica-accessori” o “Domestica competenze” seguita da un numero di componenti, che in generale è pari a 1, significa che è stato pagato un importo maggiorato.

Si può chiedere il rimborso al comune, o all’ente erogante, entro 5 anni dall’accertamento dell’errato pagamento, attraverso una lettera da inviare per raccomandata o tramite mail certificata, allegando gli avvisi di pagamento tari contestata.

  Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
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