“Mafioso in cravatta”, una poesia di Mario Antonio Pagaria
Mani che stringi in abbondanza
zuppe di sudore e di colonia
mentre banale la tua enorme pancia
flaccida ciondola oltre la cintura
Convenevoli privi di misura
tra opachi occhi sfuggenti
a cercare subdola intesa
coi complici tuoi
antichi e sempre nuovi
legati da regole mai scritte
Tra un inchino, un baciamano
e un pranzo di maiale con fagioli
a riempire di sterco il tuo fetido cesso
Parli di solidarietà
coi tuoi falsi amici
che ogni giorno uccidono il
bene
in nome di una finta morale
Poi
a Natale la solita tombola
durante lo stereotipo del pranzo
coi vecchietti là all’ospizio
e le tue due cravatte
una per ogni giorno
l’altra per le occasioni sempre nuova
Non cogli il volo del gabbiano
non vedi la margherita che sboccia a primavera
non scorgi accanto a te
la sofferenza che causi
quando ai tuoi operai
dai false buste paga
sostenuto dal tuo capo di partito
Celandoti nell’arte del possibile
tutto a tutti consenti
e un tramonto con il suo rossore
è per te una sera come tante
durante gli aridi colloqui fatti di mera erudizione
in salotti di cultura fasulla
gremiti da chi frequenta la tua casa
e potrà servirti un giorno
quando sarai sindaco
di un popolo morto
Un sindaco di morti
un sindaco morto
benedetto da quel prete
che ostenterà quel Vangelo
a tuo uso e consumo
Tu sei perfetto
non giudichi mai
perché il silenzio ti conviene
quando metti la tua firma
sugli affari tuoi loschi
mentre tua moglie
organizza
la raccolta per gli orfani di guerra
Quella stessa guerra
voluta dal tuo amico
il fabbricante di armi
Intanto scorre la clessidra
e l’orologiaio
paziente
ti attende
all’inferno
Mario Antonio Pagaria