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Fabio Venezia “La mia vita blindata, ma sento il sostegno della popolazione”

Troina – Sebastiano Fabio Venezia, sindaco di Troina dal 2013, nel corso del suo mandato si è distinto per essersi opposto alla prepotenza mafiosa e per aver  tolto ai mafiosi il controllo dei  terreni di proprietà comunale nel Parco dei Nebrodi, scegliendo di privilegiare nel governo della città nebroidea  e del suo territorio la cultura della legalità e la salvaguardia dell’ambiente. Subisce intimidazioni dal 2012 per la sua lotta contro la mafia dei pascoli e vive sotto scorta. Ha vinto il premio Vassallo 2016 “per aver difeso con coraggio la legalità nella gestione del patrimonio naturale e per la qualità dei progetti di rilancio del territorio e di riqualificazione del centro storico…”. Numerosi sono i riconoscimenti ricevuti dal sindaco  Venezia per il suo impegno a sostegno della legalità. Sul versante amministrativo Troina negli ultimi anni ha ricevuto anche numerosi finanziamenti pubblici per ristrutturazioni e nuove strutture.

Vi proponiamo un’ intervista di Antonio Fraschilla pubblicata su Repubblica edizione di Palermo

“Ho trascorso questo 25 Aprile a casa, non volevo utilizzare la scorta per andare qualche ora in campagna con amici”. Fabio Venezia, 34 anni, è sotto protezione al massimo livello. Esponente del Pd, da sindaco di Troina ha tolto terreni a mafiosi, denunciato estorsori e licenziato dipendenti infedeli. E le minacce sono arrivate subito.

Sindaco Venezia, quando ha subito la prima intimidazione?
“Nel 2013 la polizia ha registrato alcune intercettazioni che hanno svelato la critiche di un noto clan mafioso catanese nei miei confronti. Nelle discussioni emergevano alcuni tentavi di bloccare la mia azione “.

Cosa volevano bloccare?
“La prima delibera che ho firmato obbligava a chiedere la certificazione antimafia agli assegnatari di terreni comunali. Scoprendo che molti non avevano questa certificazione e nemmeno la potevano avere perché legati a clan di mafia molto noti nel nostro territorio “.

E cosa ha fatto dopo?
“Ho revocato le assegnazioni dei beni e licenziato un dirigente dell’azienda silvo-pastorale. In sintesi, ho tolto ai mafiosi quattro mila ettari di terreno. Ma non mi sono fermato qui. Ho accompagnato diversi commercianti e agricoltori in questura per denunciare richieste di denaro ed estorsioni. Da qui sono partiti dei processi e come Comune ci siamo costituiti parte civile”.

Ha ricevuto solidarietà per queste sue azioni? Si sente isolato?
“Da parte delle forze dell’ordine, del prefetto, del questore, della procura della Repubblica locale e della Dda di Caltanissetta, ho sempre avuto il massimo sostegno. Devo dire che anche il mio partito, il Pd, a livello locale mi è stato vicino. Il governatore Rosario Crocetta mi ha espresso la sua vicinanza e mi ha chiamato varie volte. Fuori dall’Isola però nessuno si è fatto vivo. Anche dal mondo politico e delle istituzioni. Ma non mi sento isolato, anzi, sento una grande vicinanza da parte della popolazione che mi sta sostenendo. Anche per ché i furti nelle campagne sono scesi del 90 per cento”.

Come è cambiata la sua vita da quando è sotto scorta?
“Qualsiasi spostamento è diventato difficile, e questo è un problema anche per la mia famiglia. Ho due figli, uno di tre mesi e una bambina di due anni che non può giocare in spazi aperti senza controllo. Così non è facile vivere. Io comunque vado avanti, a breve assegneremo i terreni confiscati alle cooperative giovanili. Ma una cosa è certa: oggi fare il sindaco è davvero un mestiere difficile perché spesso non abbiamo gli strumenti per dare risposte alle esigenze dei nostri cittadini”.

Sulla vicenda del sindaco di Troina è intervenuto il sottosegretario Davide Faraone: “Ho sentito Fabio Venezia, il giovane sindaco di Troina, per esprimergli supporto e solidarietà. A nome mio e a nome del governo nazionale, impegnato per assicurare sicurezza al sindaco, che ha portato avanti un processo virtuoso di denuncia e di condanna del malaffare. Lavorando con convinzione  per il bene comune, non lasciandosi irretire da minacce o pressioni mafiose, distruggendo una prassi, purtroppo consolidata, di asservimento ai potentati locali, per garantire risultati di crescita alla sua comunità. Tutta la sua comunità. Venezia è emblema di un’antimafia vera, che poggia le sue basi sul dovere morale e sul rispetto della legge  e non sui proclami e i protagonismi. Ed è di questa che la Sicilia e l’Italia hanno bisogno”.

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