Cronaca

Anziana e figlio disabile ridotti in schiavitù: “Vivevano in un garage-lager senza luce, letti e bagno”

anziano

Un garage come casa e una vita da prigionieri. Così, schiavizzati e segregati, sopravvivevano in un box di 42 metri quadrati un’anziana di 78 anni e il figlio di 38, entrambi con problemi mentali, per “consentire” a una coppia di conviventi di vivere con la loro pensione. I carabinieri di Pavia hanno arrestato i due aguzzini. La storia arriva da Cozzo un paese di 370 abitanti dove nessuno si sarebbe accorto di quello che succedeva. I reati a loro carico sonomaltrattamenti in famiglia, sequestro di persona, riduzione in schiavitù, circonvenzione di incapace e abbandono di persona incapace. In manette sono finiti L. M. E., 53 anni, imparentato con le due vittime, e S. T., 38 anni. I militari, nell’indagine coordinata e diretta dal pm Roberto Valli, hanno accertato che i due “vivevano in un clima di terrore, per la paura di subire percosse dai loro aguzzini”. L’uomo era arrestato sarebbe il fratellastro del 38enne segregato.

Nel garage c’era un impianto di videosorveglianza, che gli arrestati usavano per monitorare i movimenti delle loro vittime. Lo spazio in questione “era poco illuminato e areato, e privo dei servizi igienici”: le vittime erano costrette a defecare in secchi o in giardino, “pulendo loro stessi il terreno che sporcavano”; per lavarsi, anche se in modo molto sommario, “utilizzavano il tubo dell’acqua in giardino e non avevano a disposizione altri indumenti oltre a quelli indossati”. Mangiavano soltanto una volta al giorno, alla sera e non sempre cibi cotti.

I carabinieri hanno fatto irruzione nel garage ieri sera trovandovi madre e figlio su due lettini in plastica da piscina con a fianco coperte e lenzuola, mobiletti e contenitori utilizzati come wc. I militari hanno sequestrato l’intero stabile, compresa la casa dei due conviventi. L’anziana e il figlio sono stati trasportati all’ospedale di Vigevano, per le prime cure e gli accertamenti dello stato di salute mentre gli arrestati sono stati portati in carcere a Pavia e Vigevano. Gli accertamenti ora andranno avanti per stabilire come in un paese di 370 abitanti la situazione non sia stata segnalata immediatamente dai vicini: non si esclude l’ipotesi, fanno sapere i carabinieri, di denunciare per favoreggiamento chi sapeva e non ha mai parlato.

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