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A Morgantina successo del dramma di Eschilo “Le Supplici” riadattato in sicilian-popolare da Moni Ovadia e Mario Incudine

Morgantina n

Al Teatro Greco di Morgantina un numerosissimo pubblico ha assistito giovedì scorso ad un evento eccezionale. In scena il dramma “Le Supplici” di Eschilo rivisitato da Moni Ovadia e Mario Incudine in chiave siciliana e in greco moderno. Applausi a scena aperta e a fine spettacolo hanno messo il sigillo ad una performance di tutto rispetto, dopo il successo ottenuto nella recente esibizione al Teatro Antico di Taormina. Il battesimo de “Le Supplici” si è avuto nel 2015 quando inaugurò il 51° ciclo di spettacoli classici dell’Inda di Siracusa che piacque e entusiasmò il pubblico. Lo spettacolo è iniziato con la cantata del ‘cantastorie siculo’, Mario Incudine, che ha introdotto le vicende delle cinquanta figlie di Danao che, ribellatesi al matrimonio loro imposto con 50 cugini, fuggono dall’Egitto verso Argo per chiedere asilo. Qui sono accolte dal re Pelasgo che, insieme al suo popolo, offrirà loro protezione e asilo. La successione dei quadri sono spettacolari, dove musiche, costumi, luci e danze tribali fanno la parte del leone. L’imponente presenza del re Pelasgo, interpretato da Moni Ovadia, e quella di Incudine, con le sue cantate ritmate hanno dato allo spettacolo una connotazione originale e soprattutto corale. Incudine, a dire di Ovadia, “ha curato una trasposizione stilistica e poetica in una lingua poetica e cantabile che difficilmente poteva essere restituita dall’italiano. Il suo è un siciliano arioso, piuttosto comprensibile che guarda alla lingua di Camilleri”. Lo stesso Ovadia alla domanda di un giornalista “perché il dialetto siciliano per mettere in scena il dramma di Eschio?”, ha così risposto: “per raccontare Le Supplici io e Incudine siamo partiti dall’idea di una tavolozza di suoni, ad una cantata di voci e musiche. Un ‘cuntu’ che declina la tragedia greca nei ritmi siciliani, intrecciandoli al greco moderno. Questo lavoro parla di giovani migranti in fuga da una violenza, di richiedenti asilo, di accoglienza e di libertà. Quale lingua meglio del siciliano poteva raccontare questa storia…”. L’attualità del dramma di Eschilo ci ricorda i migranti che oggi, come tremila anni fa, dalla sponda al di là del mediterraneo vivono l’esperienza di chi invoca giustizia, asilo e accoglienza. In scena 20 attori tra cantanti e musicisti. Splendidi i costumi originali di Elisa Sava (concessi dall’Istituto del Dramma Antico di Siracusa).  Assistente ai costumi e al trucco Luca Manuli. Tra gli interpreti, oltre a Moni Ovadia e Mario Incudine, autore anche delle musiche con Pippo Kaballà e Antonio Vasta, si sono esibiti Franz Cantalupo (Danao), Marco Guerzoni (un araldo), Faisal Taher (voce solista). Di Ovadia, Incudine e Kaballà l’adattamento scenico. Musiche dal vivo eseguite dai musicisti Antonio Vasta (fisarmonica-zampogna), Antonio Putzu (fiati), Manfredi Tumminello (chitarra-bouzouchi), Giorgio Rizzo (percussioni). Curatore delle luci Ferdinando Di Marco. Regia di Moni Ovadia e Mario Incudine. Produzione della Compagnia dell’Arpa diretta da Angelo Di Dio, in collaborazione con l’Istituto Nazionale del Dramma Antico e con TaoArte. Lo spettacolo, inserito nella rassegna “Anfiteatro di Sicilia”, si è avvalso del contributo economico dell’Assessorato Regionale al Turismo della Regione Sicilia.

Salvatore Presti

 

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