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Fantozzi non c’è più: è morto ad 84 anni Paolo Villaggio

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Com’è umano lei“. Paolo Villaggio, morto la scorsa notte ad 84 anni, era, è, e rimarrà per sempre la maschera immortale del suo Fantozzi, la poltrona molle su cui non riesce ad adagiarsi il suo Fracchia, il guitto “pupazzato” piegato sadicamente al volere di qualche entità aziendale/istituzionale superiore. Un’invenzione ed intuizione comica unica, quella del ragazzotto nato a Genova sul finire del 1932 che, rispetto ai tempi rapidissimi di oggi, arriva comunque abbastanza tardi – sui 40 anni – al successo cinematografico nazionale, di cui tutti ricordiamo battute e sequenze sulla sfiga e la sottomissione. Là all’inizio di tutto, sul finire degli anni quaranta, c’è l’amicizia fortissima da ragazzini con Fabrizio De André, i due cominciano già a pensarsi artisti, a deridere potere e a giocare con parole e note, a viaggiare su navi crociere ad intrattenere ricchi signori in vacanza assieme a quel Silvio Berlusconi al piano che cantava Come prima, più di prima.

Impossibile dimenticare l’uso strampalato dei congiuntivi (“vada”, “venghi”, “dichi”), l’ideazione suprema della Megaditta, i superiori al lavoro che sono lunghi sbrodoli di altisonanti appellativi nobili e professionali (“gran duc figl di putt”), ma soprattutto quella naturale predisposizione al subire da chiunque qualsiasi cosa: dalla martellata sul dito in campeggio da parte di Filini (e qui c’è la perla dell’urlo sfogato lontanissimo dal camping per non disturbare i campeggiatori teutonici e incazzatissimi), fino all’essere obbligati a stare in ginocchio sui ceci per punizione aziendale. Fantozzi è comunque figura totalmente sottomessa: ai familiari, ai colleghi pari grado, al cameriere del Capodanno che gli versa i tortellini sui pantaloni. Villaggio trova in questa stortura grottesca il cuore di una maschera che da lì in avanti non ha mai abbandonato almeno quattro generazioni di possibili vessati lavorativi. Nel primo Fantozzi e nel Secondo tragico Fantozzi (1976) allestisce una compagnia di giro, freaks devastanti che lo accompagneranno in tutte le sue avventure comiche: dalla moglie Pina, alla figlia Uga, al ragionier Filini, allo straordinario geometra Calboni, fino alla signorina Silvani. Chi non ritrova i “tipi” fantozziani nel suo ufficio? Chi non li ha trovati almeno una volta nella vita in un luogo di lavoro?

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