Cronaca

Appello per aiutare i malati mentali “figli di nessuno” per un inadatto sistema sanitario

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La Regione Sicilia, a cui sono state demandate le funzioni in materia di assistenza ospedaliera psichiatrica in base all’art.7 della legge 13 maggio 1978, n.180, meglio conosciuta con il nome del suo promotore, lo psichiatra Franco Basaglia, che ha stabilito la chiusura degli ospedali psichiatrici e il riconoscimento ai malati mentali del diritto ad un’adeguata qualità della vita, dopo quasi quarant’anni non ha ancora creato idonee strutture sanitarie per il pieno recupero e inserimento di questi malati nel contesto familiare e sociale.

   Tanti casi e in continuo accrescimento in Sicilia e nel resto d’Italia di malati mentali abbandonati a se stessi in una prigione a vita, che vanno aiutati con l’approvazione urgente di una legge dello Stato che si occupi di loro in assenza di coniugi, figli, genitori, fratelli, nipoti disposti ad assisterli, come la legge appena approvata, la 112 del 22 giugno 2016, recante “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”, cosiddetta del “dopo di noi”.

   Per aiutarli, Filippo Dottore, maestro elementare in pensione di Nissoria, nel sagrato della Chiesa di San Giuseppe, con un tabellone tra le mani ove ha scritto a grandi caratteri che “le persone con disturbi mentali e i loro familiari sono abbandonati a loro stessi da un sistema sanitario ignobile che li ha reso figli di nessuno”, nella qualità di familiare chiede a gran voce di essere aiutato per cambiare per tutti loro il sistema sanitario.

   Nei prossimi giorni raccoglierà firme e promuoverà iniziative atte a sensibilizzare l’opinione pubblica per porre termine al calvario dei trattamenti sanitari obbligatori disposti dall’autorità sanitaria, che, “pur nel rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione”, non risolvono il problema dei malati mentali lasciandolo, invece, con aggravio di spese, lavoro e preoccupazioni, sulle spalle dei familiari quando ancora sono presenti e disposti ad aiutarli e con totale abbandono e pericolo per loro stessi e gli altri se rimangono soli, in preda ai gravi loro disturbi e ricorrenti turbolenze fisiche e psichiche.

   I centri di salute mentali, che tra i loro compiti “hanno la presa in carico della persona sofferente psichica nel suo luogo di vita abituale, cercando di cogliere la complessità degli aspetti psicologici, sociali e biologici alla base della situazione di disagio psichico, anche mediante l’utilizzo di equipe multidisciplinari”, non sempre sono in grado di sopperire alla soluzione di questo problema specialmente quando i casi da trattare sono numerosi, sempre più gravi e in continuo aumento, il personale sanitario insufficiente, le strutture sanitarie territoriali vengono chiuse e le somme necessarie a curarle sono limitate.

   Questo è un grave, delicato ed annoso problema sociale, che, con l’invecchiamento sempre maggiore della popolazione e la consequenziale crescita delle malattie mentali degenerative, è destinato ad aggravarsi.

     Se non si provvede con urgenza alla sua soluzione stabile e radicale, tramite finanziamenti e provvedimenti di legge mirati e idonei, ci sarà in un prossimo, non lontano futuro, la disgregazione sociale aggravata sempre di più dall’aumento dei divorzi e della separazione coniugale che sta portando inesorabilmente alla scomparsa della famiglia tradizionale quale “pilastro naturale, originario e fondamentale” della società italiana.

Filippo Dottore non deve essere lasciato solo.

   La sua è una battaglia sociale, politica e morale, che interessa tutte le famiglie e i cittadini che ancora credono in uno Stato sociale posto a loro tutela e garanzia per il pieno raggiungimento del benessere collettivo.

Giuseppe Sammartino

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